Mi sono fatto spesso questa domanda, cosa mi spinge oltre i miei limiti, cosa mi ha mosso in questi anni, cosa mi permette di andare avanti nuotando contro corrente, investendo molto della mia vita del mio tempo e delle mie risorse in un progetto umanitario “invisibile”?
Invisibile perché non rientra nei canoni sociali, tutti si impietosiscono di fronte ad un bambino malato, pochi di fronte ad un adulto narcisista e aggressivo, molti provano compassione per un disabile, pochi per un adulto spaventato, ma sono quegli adulti a creare la maggioranza del tessuto sociale, sono loro a generare le condizioni più evidenti del malessere sociale di cui quel bambino o quel disabile sono spesso le vittime.
Quegli adulti siamo noi con i nostri limiti, le nostre fragilità, la nostra cecità di fronte al cambiamento e alla bellezza della vita e della diversità, siamo noi gli affamati di sicurezze, di attenzioni, di riconoscimenti, impegnati in una gara per essere i migliori, una gara che non possiamo vincere, nella quale togliamo solo qualità alla nostra vita, nella quale cerchiamo attenzioni togliendo umanità agli altri. Cerchiamo affetto togliendolo agli altri, cerchiamo di essere speciali togliendo unicità ai nostri concorrenti. Ma alla fine chi ci da il premio? Quando ti sforzi, cerchi di essere perfetto, cerchi di piacere agli altri e togli qualità alla tua vita chi ti da il premio che pensi di aver vinto? Quando per avere attenzione crei solitudine intorno a te chi ti darà le attenzioni? Quando per sentirti “giusto e amato” ti sforzi ad essere perfetto, chi ti darà poi questo benedetto amore?
Per fare la nostra felicità dobbiamo creare la felicità delle persone intorno a noi, con piccoli passi, ma concreti e stabili. Perdonare solleva l’anima e ci libera dalla paura, questo dice Mandela nel film “Invictus”, io aggiungo che perdonare libera la nostra luce, cosicchè possa illuminare gli altri che ci stanno al fianco. Voi forse mi direte, ma è fuori moda! E’ da sfigati! Quando sei gentile, perdoni, aiuti oggi sei visto come un debole su cui passeggiare allegramente, forse questo è reale, ma vi assicuro che vale la pena provare.
Io sento come mio grande limite l’ispirare la gente, riesco ad incitarli a fare cose che loro non credevano possibili, ma ho capito che ispirare è tutt’altra cosa. Allora guardo fuori di me alle persone che mi hanno ispirato, che mi hanno fatto decidere che la vita ha un senso solo se io glielo do, che la mia vita ha un significato se vivo per realizzare un sogno, il sogno che avevo quando ero bambino, il sogno di un mondo migliore, di persone migliori che costruiscono un habitat umano per sviluppare umanità, per aiutare le umanità ferite a riprendersi, per integrare le diversità in un progetto di crescita e non di uniformazione, voglio oasi di umanità per creare la felicità insieme alla naturale sofferenza.
Spesso le parole e le vite di altri mi hanno ispirato quando ero a terra, quando pensavo di non riuscire più a farcela, quando ero spento e la mia luce non brillava.
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni, perché in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità.
“Kahlil Gibran”
O le parole di Madiba, Nelson Mandela:
Vivi la tua vita come se nessuno ti stesse guardando, ed esprimiti come se tutti ascoltassero.
Ubuntu significa porsi una sola domanda: voglio aiutare la mia comunità a migliorare?
Mi sovviene alla mente Ghandi:
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo
E in ultimo questa poesia che spesso mi scalda il cuore, mi spinge ad essere luce per quanto io possa e riesca a brillare, mi spingere a dare il meglio di me ogni giorno, ad accettare i miei limiti come una forza che aiuta me e gli altri.
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ”
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza automaticamente libera gli altri.– La nostra paura più profonda – “Marianne Williamson”
Mario Sigfrido Coda